In una fredda notte tempestosa Natalia (Michela Cescon) dà alla luce un bellissimo bambino, Oscar. Fin dai primi istanti di vita il piccolo mostra di essere speciale, librandosi leggero nell’aria davanti agli occhi sbalorditi dell’infermiera, della mamma e della nonna (Elena Cotta). Lasciata di corsa la clinica e rientrate a casa, Natalia e sua madre Alina decidono di proteggere Oscar crescendolo al sicuro delle quattro pareti domestiche, lontano dagli occhi indiscreti della gente. Il bambino con il passare del tempo si sente solo e trova conforto solo nel cartone animato di Batman, suo idolo. Proprio durante una delle puntate chiede alla mamma perché il suo supereroe, capace di compiere grandi salti e dunque con un’abilità simile alla sua, possa uscire mentre lui non può, ma come risposta riceve solo il calore di sguardo sconsolato. Così Natalia, nonostante il parere contrario di Alina, decide di porre fine alla reclusione di Oscar e sulle note di “L’Amour Toujours (I’ll Fly With You)” di Gigi D’Agostino insegna a suo figlio, capace di poggiare i piedi al suolo grazie ad un gilet con dei pesi, a camminare.

I due iniziano così a fare passeggiate per le strade del paese con un’unica, importante, raccomandazione: così come Batman non rivela a nessuno la sua identità anche Oscar non dovrà mai fare menzione della sua peculiarità. Le giornate trascorrono uguali finché il bambino non incontra Agata, suo primo amore, la quale, scoperto il suo segreto, per far sì che il suo amico non debba temere di volare via, gli fa dono di un grande e vistoso zaino rosa. Il periodo di felicità finisce presto e la famiglia è costretta a nascondersi in una baita tra le montagne. Oscar, ormai cresciuto e diventato un uomo (Elio Germano), conduce una vita ritirata fin quando oppresso dalla solitudine non decide di rivelare al mondo la sua abilità partecipando ad un concorso. Sottoscritto un contratto con un manager, David (Vincent Scarito), diventa “l’uomo senza  gravità”, una star acclamata in molti spettacoli. La fama gli arride eppure Oscar, sempre più solo, non è felice… Troverà mai il suo posto nel mondo?

Marco Bonfanti (L’ultimo pastore, Bozzetto non troppo), noto in particolar modo come regista di documentari, dirige per la prima volta un film fantastico/drammatico che ha i toni di una bellissima e sofferta fiaba moderna. Ci viene mostrato un mondo quasi cieco di fronte alla bellezza interiore e interessato solo all’intrattenimento, teatro di una critica profonda e non scontata di una società usa e getta, che cammina a pari passo con l’apparenza e si allontana sempre più dall’essenza. Bonfanti crea così un’opera sognante ma non superficiale, in cui Germano vola (letteralmente) con sicurezza ed esprime tutto il suo potenziale. Il personaggio di Oscar è tormentato dalla tribù di maschere che lo circonda, che preferisce il denaro alla verità, le bugie alla sincerità, le logiche di vendita all’entusiasmo puro e incondizionato. Così il protagonista non potrà fare altro che abbandonare il palcoscenico e continuare la ricerca di sé e del suo posto nella società, questa volta aiutato da un’amica ritrovata, Agata (Silvia D’Amico).

Il tema della ricerca del proprio io, per quanto dibattuto, non smette mai di offrire spunti di riflessione e di ponderazione e in questa pellicola, carica di simbolismi, emerge lampante la stridente contrapposizione tra il dono di poter librarsi nel cielo, da sempre simbolo di libertà e l’oppressione che sente Oscar, quasi le sue “ali invisibili” fossero un peso. Gravità o non gravità? La dimensione umana delle emozioni e dei sentimenti non risponde a leggi fisiche, bensì ai dettati del cuore. Del resto, come diceva Pascal, “il cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosce”.