Scary Stories to Tell in the Dark nasce dalla fantasia di Alvin Schwartz come una serie di libri per ragazzi in tre volumi pubblicati dal 1981 al 1991, un’antologia di brevi storie dell’orrore accompagnate dalle illustrazioni da brivido di Stephen Gammell (e in una nuova edizione del 2011 da Brett Helquist). La serie ha venduto circa sei milioni di copie nel mondo, segnando giovani e giovanissimi cresciuti con questi racconti ispirati al folklore e a leggende urbane. Inutile dire che un’opera di tale portata era allettante come materiale cinematografico e infatti nel 2013 la CBS Films ha acquistato i diritti della serie. Solo nel 2016 i lavori sono iniziati per mano di Guillermo del Toro, il quale ha creato un soggetto. Del Toro avrebbe dovuto anche dirigere il lungometraggio, ma nel 2017 il testimone è stato passato al norvegese André Øvredal (The Autopsy, Trollhunter) e le bozze confluite nella sceneggiatura firmata dai fratelli Dan e Kevin Hageman.
Ciò che ne è venuto fuori è un intelligente teen movie che sa di anni Novanta.

1968, Pennsylvania. La notte di Halloween la giovane Stella (Zoe Colletti), con gli amici Auggie (Gabriel Rush) e Chuck (Austin Zajur), gioca uno scherzo al bullo Tommy (Austin Abrams). Per fuggire a un pestaggio punitivo si rifugiano in un drive-in, nascondendosi nella macchina di Ramón (Michael Garza), un ragazzo messicano di passaggio nella piccola Mill Valley. Nella cittadina non c’è molto d’interessante, ma i ragazzi decidono di ringraziare il loro salvatore mostrandogli la spaventosa casa abbandonata della facoltosa famiglia Bellows. Si dice che nella casa viva il fantasma di Sarah Bellows, la strana figlia che pare visse rinchiusa in una stanza, se la si incontra e le si chiede di raccontare una storia lei lo farà e sarà l’ultima storia che lo sfortunato ascolterà.
I ragazzi trovano per caso la stanza che fu di Sarah e Stella s’impossessa del mitico libro delle storie della donna, affascinata dal cimelio in quanto lei stessa è un’autrice in erba.
Quando il bullo Tommy verrà dichiarato scomparso il giorno dopo, Stella non crederà a un caso: sul libro è comparsa una storia che parla di Tommy e del suo triste fato.
Il libro di Sarah è maledetto e presto avrà una storia per ciascuno di loro.

Presentato in concorso alla Festa del Cinema di Roma, Scary Stories to Tell in the Dark è una fiaba dark che riprende le atmosfere, le suggestioni e il carattere avventuroso e fantastico dei film degli anni Ottanta-Novanta per ragazzi e bambini, senza ispirarsi o richiamare al mondo di Stangers Things e simili. La forza delle storie di poter diventare reali è il punto focale del film, così il loro carattere immaginifico e il lato letterario, elementi curati da una sceneggiatura solida e una regia non brillante ma empatica al giovane spettatore e alle sue finalità.
Le Scary Stories trovano modo di essere sviluppate e legate da una macrostoria di cui una giovane con il sogno della scrittura è protagonista, una scrittura omaggiata non solo dal libro e dai sogni di Stella, ma anche dalla narrazione e dai dialoghi: il linguaggio usato è fuori dal colloquiale, è studiato, musicale, suggestivo e ricorda una filastrocca in più punti con assonanze e rime (almeno nella sua versione in lingua inglese).
I mostri danno corpo al lato fantastico della storia e sanno essere davvero inquietanti, quasi capaci di colpire il pubblico più maturo. Di fatto Scary Stories ci ricorda di essere un horror, anche se il target fa sì che cliché e jumpscare siano molto soft.

Una pedagogia nobile muove il film (un “horror umanista” l’ha definito Del Toro, fra i produttori del lungometraggio), nato da un soggetto intelligente, funzionale ma anche privo di originalità. L’intento sociale e il fantastico s’incontrano bene, il film intrattiene e lo fa con stile perché ci sono delle intenzioni artistiche molto interessanti. Troviamo poche (ed ottime) scene particolarmente accattivanti, visionarie e suggestive, valorizzate dalla fotografia dell’ottimo Roman Osin.
Forse c’è del genio nel voler far incontrare una storia per ragazzi con un cinema più maturo, ma risultano solo intenzioni: Scary Stories purtroppo non esce fuori da alcuna comfort zone e non supera nessun cliché. Rimane comunque un film godibile anche per chi non è più ragazzo.