The Farewell è la storia di una bugia bianca, di quelle che vengono spiegate ai bambini come necessarie, volte a fare il bene. Sono il tipo di bugia che anche un uomo di fede può incoraggiare evidenziandone i benefici, entrando in contraddizione con la religione.
Qui di religioni però non si tratta ma di scontri culturali sì, perché The Farewell è ambientato nella Cina odierna, dove – siamo avvertiti – la bugia in questione è ancora in corso.

La regista Lulu Wang porta sul grande schermo un episodio autobiografico che condivise in forma di racconto al celebre programma radiofonico This American Life nel 2016. Successiva fu l’idea di dare una forma cinematografica alla bugia bianca messa in atto dalla sua famiglia.
Wang si sdoppia e si ribattezza come Billi (Awkwafina) una trentenne di New York che è stata appena licenziata e si trova a far fronte alle spese di ogni giorno che non sa come gestire. Torna a casa dei suoi genitori per chiedere un aiuto economico e vede suo padre (Tzi Ma) turbato e che non vuole parlarle. La mamma di Billi (Diana Lin) spiega che la famiglia è in procinto di partire per Changchun, la loro città natale, per presenziare al matrimonio del cugino Hao Hao (Chen Han).
La ragazza non capisce perché non è stata invitata e gli umori dei genitori non sembrano da festa, la verità viene così a galla: è stato diagnosticato un cancro alla nonna paterna (Nai Nai in mandarino). L’anziana donna (interpretata da Zhao Shuzhen) non sa nulla di questo ma la famiglia vuole riabbracciarla per un’ultima volta, così l’invenzione di un matrimonio per essere insieme a lei in un momento felice.
Billi trova tutto questo ridicolo, la sua reazione è quella da cittadina americana e in quanto nipote preferita non può rimanere a New York. I genitori non la vorrebbero con loro, temono che il carattere occidentale di Billi prevalga e sveli tutto all’anziana, così partono senza di lei. Billi vuole però rivedere la sua Nai Nai ancora una volta e con i pochi soldi prestati fa ritorno nella Cina che lasciò quando aveva sei anni.

The Farewell è un film dai toni mesti, intimo, ma che non si abbandona mai a un’emotività dirompente. Un po’ commedia, un po’ dramma, trova un compromesso per esprimersi con toni realistici; respira lo slice of life più puro, portandoci in un quotidiano fatto di chiacchiere, divagamenti, tavole imbandite, qualche sorriso e lacrime segrete.
La Cina rappresentata è lontana dall’immagine folkloristica che abbiamo in occidente: edifici, costumi, la scenografia tutta, si può confondere con uno scenario occidentale ma l’abito non fa il monaco, la globalizzazione può aver modificato l’estetica ma non un’intera cultura. La famiglia di Billi – la famiglia Wang – rinchiude in sé uno scontro culturale: le nuove generazioni sono emigrate (negli Stati Uniti e in Giappone), hanno portato con sé la cultura cinese ma si sono ben adattati alle culture ospitanti. Vediamo i genitori di Billi scontrarsi con “parenti serpenti” sulla qualità delle scuole americane e sulle possibilità offerte loro all’arrivo della famiglia, così come vediamo gli zii di Billi parlare con affetto del Giappone che ha dato al figlio una fidanzata giapponese (Aoi Mizuhara) con la quale converrà a nozze.

La Nai Nai di Billi, che non ha mai viaggiato fuori dalla Cina, non conosce gli States e il Giappone se non da tv e giornali, teme la nipote possa essere aggredita nelle strade di New York come teme un matrimonio infelice per Hai Hai, non avendo in simpatia la futura sposa. Nelle sue preoccupazioni da nonna però è ben orgogliosa del successo di figli e nipoti, felice che degli immigrati abbiano trovato il loro posto lontano da casa.
La signora Wang non è diversa da una qualunque nonna di qualsiasi nazionalità, ma sa che figli e nipoti vivono in un tempo diverso dal suo, sa di non conoscere il mondo fuori dalla Cina, ma non può fare a meno di manifestare preoccupazioni. Così la Nai Nai – nonostante la sua malattia – cerca di essere una confidente per Billi (momentaneamente disoccupata e senza partner) e organizza il banchetto nuziale.
La gentilezza e le speranze future dell’anziana Wang rendono tutto più difficile e Billi si scontra con i propri genitori e lo zio (Jiang Yongbo), perché ingannare la nonna è terribile, perché la falsificazione dei reperti medici ai suoi occhi (occidentali) è illegale.

Non c’è solo uno scontro tra cultura americana, cinese e giapponese: The Farewell mostra un vero e proprio braccio di ferro tra occidente e oriente che, prima di essere contenuto filmico, era la realtà tra i produttori. I produttori statunitensi spingevano Lulu Wang a creare una commedia degli equivoci, mentre la controparte cinese si chiedeva perché il suo personaggio fosse in una situazione di conflitto.
Nonostante le spinte in direzioni diversi, la personalità della Wang si è imposta sulla pellicola portando se stessa e i suoi conflitti a caratterizzare The Farewell che dal debutto al Sundance Film Festival 2019 alla Festa Del Cinema di Roma, ha riscosso un grande apprezzamento tra critica e pubblico, tanto da spingere A24 a comprare i diritti del film per la diffusione mondiale (e per ben 7 milioni di dollari, superando le offerte di Netflix, Fox Searchlight e Amazon Studios)

The Farewell risulta come un eco de Il Banchetto di Nozze di Ang Lee, pur risultando meno impegnativo, nonostante la tematica delicata. Lulu Wang affronta uno temi più usati (ed abusati) dal cinema ma senza mai eccedere con i toni, muovendosi su una sceneggiatura (la sua) chiara e densa di affettività, quanto razionale (ma empatica) è la regia.
Il prodotto finale è un film dolce, ricco di tematiche e spunti riflessivi, comunione tra occidente e oriente, dalla forma leggera e coinvolgente ma soprattutto dalla forte autorialità di una giovane artista al suo secondo lungometraggio.